DE GIOVANNI LUIGI a FIRENZE

DE GIOVANNI LUIGI a FIRENZE
La galleria Mentana di Firenze, in prossimità delle feste natalizie, come ogni anno, il giorno 16 dicembre 2023 dalle ore 17,00 alle ore 20.00 terrà l’opening di “Orizzonti Contigui” Rassegna di Artisti Internazionali che animerà lo spazio sito nel cuore di Firenze, in via della Mosca, 5. Orizzonti Contigui Attraverso le opere in mostra è possibile immergersi nelle descrizioni di pensieri, idee e sensazioni che danno luogo al mondo degli artisti presenti che, nella realizzazione delle opere, hanno trovano l’occasione per avventurarsi nelle sfaccettature della natura fatta di paesaggi e di atmosfere, per ritrovarsi nel mondo della fantasia o nelle problematiche dei percorsi dell’uomo, fino ad attraversare riflessioni o sogni che muovono dall’Io o dalla religiosità. Colori, pennellata e percorsi capaci di trasmettere il mondo della bellezza e delle contraddizioni dell’uomo che è sempre alla ricerca di quei valori che danno senso alle opere di questa bellissima rassegna artistica. L’evento sarà anche occasione per scambiarci gli Auguri di Natale. Artisti presenti in Mostra: Eva Breitfuss - Audrey Traini - Lis Engel – Giancarlo Cerri – Aldehy – Bianca Vivarelli – Krasimir S. Marinov – Eileen Herres – Valerio Tanini – Tina Hliblom-thibblin - Camilla Vavik Pedersen – Patrizia Pepe – Luigi De Giovanni – Salvatore Magazzini – Anna Lapshinova Galleria d’Arte Mentana Arte Moderna e Contemporanea Via della Mosca, 5r
50122 Firenze (Italia)
Telefono/Fax: +39 055 211985
Cellulare: +39 335 1207156
Email: galleriamentana@galleriamentana.it

sabato 17 dicembre 2011

SPECCHIA Tredicesimo educational per giornalisti nel Salento


Specchia 
Tredicesimo educational per giornalisti nel Salento
7 – 11 dicembre 2011
Dal giorno 07 al giorno 11 dicembre il Salento è stato oggetto di un educational per giornalisti. La finalità è stata quella di favorire la convergenza  dei flussi turistici in tutti i periodi dell’anno e non solo durante l’estate: avendo il territorio le potenzialità affinché questo possa avvenire. 
È  così che un’idea condivisa dai soci  della Living Specchia, ha portato a dei risultati molto positivi, determinati, soprattutto, dal cambiamento di mentalità nel modo di fare sistema e di operare per il bene comune che riguarda oltre che Specchia tutto il territorio del Salento. Il perché sia stato importante ospitare i giornalisti referenti dei media e far sì che tutte le risorse, ambientali, artistiche e culturali, del territorio, venissero canalizzate per l’evento è nell’impegno per far conoscere questa zona dove si leggono ancora le antiche tracce messapiche. Specchia è diventata la base operativa, da cui potersi muovere, per le varie visite, miranti a mostrare le architetture degli antichi borghi, le bellezze naturalistiche, le rappresentazioni religiose e a far assaporare i prodotti e le specialità tipiche di questa generosa terra. L’associazione Living Specchia, di cui fanno parte B&B, resort, alberghi diffusi e ristoranti, è stata il motore propulsivo che ha saputo organizzarsi e rendere unica la scoperta, di quest'angolo di Puglia, in un periodo lontano dai clamori dell’estate.  I bar, i forni si sono adoperati preparando e offrendo cesti di prodotti tipici quali dolci, puccette, friselle, prodotti della nonna, cartellate, facendo così pregustare le situazioni gastronomiche tipiche delle feste natalizie in arrivo. Il pernottamento dei giornalisti, a Specchia, ha favorito la conoscenza delle persone, determinando un’integrazione spontanea privilegiata e portando allo scambio reale di tradizioni ed esperienze.  I cittadini, di Specchia, hanno dimostrato grande entusiasmo, senso d'appartenenza  e di cura delle tradizioni culturali. Tutto è stato presentato con spontaneità ed eleganza, anche mostrando i prodotti artigianali e gastronomici al Palazzo Protonobilissimo “Risolo”, messo cortesemente a disposizione dall’Amministrazione Comunale, con banchetti espositivi riguardanti la Carta pesta di A. Rita Remigi, l’Azienda Agricola Sandemetrio, le creazioni del Cordaio - Adolfo Cazzato, l’esposizione d'opere di vari artisti locali, la degustazione del vino di  Antonio Branca e i prodotti delle pasticcerie e dei panificatori di Specchia. Dalla terrazza del castello, grazie alla tramontana di quei giorni, i  giornalisti hanno potuto ammirare le prospettive e i panorami mozzafiato che si perdevano nei profili delle montagne albanesi. La visita della parte più antica del paese, riconosciuto come uno dei Borghi più belli d’Italia, ha suscitato emozioni, legate al sociale e alle ingiustizie ataviche che la gente povera ha subito, e parallelismi fra la grandezza del castello abitato, sino a qualche decennio fa, da pochissimi privilegiati mentre nel borgo in una casa fatta da un solo vano vi vivevano anche dieci persone, più galline e gatti. La visita è proseguita nell’antica chiesetta di S. Fumìa restaurata e resa al culto in tempi recenti, per continuare nel Convento dei Francescani Neri e nell’annessa Cappella di S. Caterina concludendo con la  Piazza del Popolo. Di grande interesse, per scoprire la laboriosità della gente di Specchia, è stata la visita al recuperato frantoio ipogeo di Via Garibaldi, dove il clima che vi si respira e le architetture raccontano storie di sofferenza, sfruttamento e di lavoro senza riposo. Molto divertente ed istruttivo è stato il “corso di pasta salentina”,  che si è svolto nel Borgo Cardigliano, dove, i giornalisti,  “armati” degli strumenti tradizionali,  si sono cimentati a far la pasta: orecchiette, minchiareddi e sagne torte. In seguito i giornalisti hanno potuto vedere le opere degli artisti Giuseppe Affrune e Luigi De Giovanni. Questa visita è stata anche l’occasione per poter ammirare in anteprima un buon numero delle oltre trenta scene del Presepe vivente, in allestimento in previsione del Natale, organizzato all’uopo dall’Associazione Culturale Sportiva “Eugenia Ravasco” ONLUS, per  concludere con la Natività, gioiello di allestimento legato esclusivamente alla spiritualità e ai vangeli, curata dall’architetto Stefania Branca. I giornalisti si sono improvvisati figuranti indossando con gioia dei costumi. I fotografi hanno avuto un gran daffare spesso illuminando l’imbrunire con i loro flash. Il pernottamento e lo scambio delle visite agli associati della Living, B&B, Resort,  alberghi diffusi, ristoratori hanno dimostrato l’alta qualità della ricettività e dei servizi offerti da queste strutture: B&B “Serena”, B&B “De Donno”, I.T. Casa Vacanze srl di "Tuosalento.com", Ristorante “Corte degli Aranci”, GREEN TIME sas, B&B “Pittoresco”, “Cooperativa Mediterrae”, “Vifratour”, B&B “Piazzetta San Giovanni”, “Borgo Cardigliano”, Trattoria “Da Coppuledda”, B&B “Borgosolare”, Ristorante “Al Convento - Pinch Pinch”, B&B “Casa Karina” e “Pajare Grassano”.
Il Salento è un territorio che merita d’essere scoperto e vissuto come risorsa, da rispettare ed amare e non da considerare come luogo da depredare, portando via le meravigliose architetture degli ulivi secolari, spesso sradicati e trasferiti clandestinamente nelle ville  dei ricchi: ulivi scolpiti non solo dalle intemperie ma anche dal sapiente lavoro dei contadini. Tutto il Salento  ringrazia sia i giornalisti ospiti, che saranno sicuri promotori del territorio, che  l’associazione Living Specchia, per quest'esperienza di grande valenza  sociale, ambientale e di valorizzazione del territorio. Federica Murgia
Le foto sono state messe a disposizione dalla Living Specchia.





























sabato 3 dicembre 2011

tracce di fede


Tracce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia - Lecce
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339 4038939
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore 17,00 alle 20,00
Info: cell. 3292370646 –
e.mail: lmfedeg@libero.it 

Ragionando sulla natività...tracce di storia e di religione
Anno Domini... fuga nella Metafisica
di Antonietta Fulvio

Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare, l’inizio della cro- nologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo segna un passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo della Roma imperiale che non riuscì gestire il cambiamento sociale derivante dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla Storia, e su alcune tra le pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli, caratteri...colori.
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre mil- lenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere, fa niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana,
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da un’indagine sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e usati, attra- verso anche il recupero della memoria contadina, come pretesto per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e solo l’uomo, comunque artefice del proprio destino ma anche strettamente legato agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in relazione
sia raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione clas- sica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa ambizione di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non fuori. Le paure ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio come della solitudine, della sofferenza, della morte opprimono il nostro esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche traccia dietro di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio credo spirituale e umano. Questo l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di lavori, dedicati al tema della Natività.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di sangue, ma bianche o azzurre rappresentano l’uomo con gli insoluti interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la filosofia.... interrogativi come croci sparse nello spazio pittorico che diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo e materico definisce volumi che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è la vita per ogni singolo individuo e, per esteso, della comu- nità intera. I colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti, delle passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti i tempi.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua nascita è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica come la frase che pronunciò pre- sentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il Nazareno ad una maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece. Non riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del cristianesimo, sulla crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte che vanta capo- lavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che dipinse la devozione della Sacra famiglia inserendo in un angolo buio della grotta pro- prio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio che dipinse una Vergine, donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è rac- chiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino del figlio di Dio. Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah, entrambe celebrate il 25 dicembre, la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma Cristo nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti. É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso la felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di do- lore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista non sceglie di rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio obbligato e scritto dall’Onnipotente perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo potesse essere colmata. Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare accanto ad alcune tele una composizione risul- tante dall’ assemblaggio di dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli -         un enorme quadrato dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia il posto ad una composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa. E poi la frase Ecce Homo, le sigle SPQR, INRI che campeg- giano in lungo e largo sulla tela, sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione sui loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma stessa della croce, affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo dello status sociale: “l’evento religioso della Crocifissione si insinua nella Storia, ne diventa parte integrante la persecuzione del Cristianesimo per la Roma imperiale fu un grande errore politico, l’inizio della fine... i Romani avevano già sconfitto altri popoli in precedenza inglobando la loro cultura; si pensi ad esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”. D’altra parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la religione che riteneva tutti gli uomini uguali? che gli ultimi sarebbero stati i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo interrogativo ma una via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la determinazione per affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza risco- prendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla sofferenza, dal dolore.”
L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un natale lontano dalla festa consumistica e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.

mercoledì 28 settembre 2011

luigi de giovanni specchia firenze


Luigi De Giovanni - SPECCHIA / FIRENZE
“Eventi organizzati in occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI”
SPECCHIA (LE). Il giorno 8 ottobre 2011: performance che dura tutta la giornata, presso lo Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa” (nell’ambito della mostra “Tracks: tracce” che si potrà visitare dal 7 al 20 ottobre 2011). In mostra ci sarà un’opera composta da 25 moduli. Ciascun modulo è traccia dell’intera opera. Durante la performance sul pavimento dello studio verrà messa una polvere chiara che, involontariamente, i partecipanti porteranno via sotto le suole delle scarpe. Le loro orme, nelle strade circostanti, diventeranno Tracks: tracce.
• Orario del vernissage: 07 ottobre ore 19.00
• Dal 07 al 20 ottobre 2011
• Orari di apertura: tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 – Ingresso libero.
• Curatori: Testo a cura di Francesca Paba - Allestimento a cura di Stefania Branca
La mostra è organizzata da Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) – Info: cell. 3292370646; tel. 0833 537034 - e.mail: lmfedeg@libero.it - sito web: www.degiovanniluigi.com.
FIRENZE. In occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo AMACI il giorno 8 ottobre 2011, l’artista partecipa alla “COLLETTIVA DEGLI ARTISTI DEL CENTRO CULTURALE” presso lo Spazio Culturale Mentana – Via della Mosca, 5 - evento speciale della Galleria Mentana in programma dal 1° al 19 ottobre 2011.
Galleria Mentana - Piazza Mentana, 2/3 r, Firenze T: 055 211985 - 335 1207156 F: 055 2697769
galleriamentana@galleriamentana.it www.galleriamentana.it

Tracks: tracce – a cura di Francesca Paba
Con questa mostra l’artista vuole evidenziare l’importanza dei segni da lui lasciati sulla tela, metafora delle bianche tracce trasmesse involontariamente dal percorso delle persone. Con i primi prende forma un dipinto con i secondi la storia grande e piccola dell’uomo.
Tracce sono quelle di un pennello carico di colori. Esse descrivono la storia intima di Luigi, mostrando non solo la sua cultura ma anche quella dei suoi antenati che ne hanno plasmato il carattere. E’ l’artista che parla nel silenzio rivelando il suo conscio e il suo inconscio.
Le sue sono pennellate di sofferenze e di gioie. Sono tracce di sentimenti che danno luogo a spirituali viola, a verdi speranze, a rosse passioni e a neri pessimismi. I colori s’incontrano creando una poesia malinconica: racconto di Luigi De Giovanni.
L’opera in mostra vuole essere espressione di antichi luoghi che conservano o sono tracce del passato: testimonianze dell’umanità non sempre riconosciute e rispettate.
Tracks nei sogni, nella sensibilità di un animo che le dipinge, nei percorsi segnati da lontani tratturi di religiosità della vita. Traccia è un frammento di coccio, ancora testimone del tempo in cui era oggetto, ci dice del lavoro, della cultura: descrive la società a cui era appartenuto.
Venticinque sono i moduli che compongono l’unica opera in mostra e ciascuno, nei segni interrotti e nei colori, racconta l’intero: il particolare che riporta al tutto, al gesto che l’ha dipinto, all’istintività dell’attimo creativo, all’intento dell’artista. L’opera è una mappa che si rifà ai segni reali di un corpo, ad un viso segnato dagli eventi, alla spiritualità nascosta, all’humus che ha alimentato Luigi.
Ogni modulo è una traccia con significato proprio. Da questo si arriva alla performance che prende senso negli inconsapevoli tracciati dei visitatori, che indicano percorsi, che indicano storie. Orme che conducono a luoghi lontani e a più lunghi cammini spirituali, che si vorrebbero mantenere segreti.
Le persone lasciano e intrecciano fisiche tracce del loro passaggio, creano nelle strade pennellate della loro andatura, dapprima dal contorno nitido e ben definito che vanno via via a sfumare. Passi, soste che, più chiaramente, raccontano del gusto di lasciare una traccia come prova di sé e della propria storia.        Francesca Paba




domenica 25 settembre 2011

de giovanni luigi specchia firenze


Luigi De Giovanni - Specchia / Firenze
Spazio espositivo: Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce). Info: cell. 3292370646; tel. 0833 537034 - mail: lmfedeg@libero.it - sito web: www.degiovanniluigi.com.
Titolo: Tracks: tracce -
Data del vernissage: 7 al 20 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Data di chiusura:  20 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Abstract: Luigi De Giovanni - Specchia / Firenze
“Eventi organizzati in occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI.”
Il giorno 8 ottobre 2011: performance che dura tutta la giornata. Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce), nell’ambito della mostra “Tracks: tracce” che si potrà visitare dal 7 al 20 ottobre 2011.
In mostra ci sarà un’opera composta da più moduli. Ciascun modulo è traccia dell’intera opera. Durante la performance sul pavimento dello studio verrà messa una polvere chiara che, involontariamente, i partecipanti porteranno via sotto le suole delle scarpe. Le loro orme, nelle strade circostanti, diventeranno Tracks: tracce.
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 – Ingresso libero
Orario del vernissage: 07 ottobre ore 17.00
Curatori: Testo a cura di Francesca Paba - Allestimento a cura di Stefania Branca
Organizzata da: IL RAGGIO VERDE di Lecce - info@ilraggioverdesrl.it  
Artista: Luigi De Giovanni
In occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI Il giorno 8 ottobre 2011, performance presso lo Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce) e partecipazione con evento speciale alla “COLLETTIVA DEGLI ARTISTI DEL CENTRO CULTURALE”
Presso Spazio Culturale Mentana - Via della Mosca, 5 - 50122 - Firenze.
Dall'1 ottobre al 19 ottobre 2011.
Firenze, GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r,  Firenze T: 055 211985 - 335 1207156 F: 055 2697769   galleriamentana@galleriamentana.it   www.galleriamentana.it

Tracks: tracce – a cura di Francesca Paba
Con questa mostra l’artista vuole evidenziare l’importanza dei segni da lui lasciati sulla tela, metafora delle bianche tracce trasmesse involontariamente dal percorso delle persone. Con i primi prende forma un dipinto con i secondi la storia grande e piccola dell’uomo.
Tracce sono quelle di un pennello carico di colori. Esse descrivono la storia intima di Luigi, mostrando non solo la sua cultura ma anche quella dei suoi antenati che ne hanno plasmato il carattere. E’ l’artista che parla nel silenzio rivelando il suo conscio e il suo inconscio.
Le sue sono pennellate di sofferenze e di gioie. Sono tracce di sentimenti che danno luogo a spirituali viola, a verdi speranze, a rosse passioni e a neri pessimismi. I colori s’incontrano creando una poesia malinconica: racconto di Luigi De Giovanni.
L’opera in mostra vuole essere espressione di antichi luoghi che conservano o sono tracce del passato: testimonianze dell’umanità non sempre riconosciute e rispettate.
Tracks nei sogni, nella sensibilità di un animo che le dipinge, nei percorsi segnati da lontani tratturi di religiosità della vita. Traccia è un frammento di coccio, ancora testimone del tempo in cui era oggetto, ci dice del lavoro, della cultura: descrive la società a cui era appartenuto.
Venticinque sono i moduli che compongono l’unica opera in mostra e ciascuno, nei segni interrotti e nei colori, racconta l’intero: il particolare che riporta al tutto, al gesto che l’ha dipinto, all’istintività dell’attimo creativo, all’intento dell’artista. L’opera è una mappa che si rifà ai segni reali di un corpo, ad un viso segnato dagli eventi, alla spiritualità nascosta, all’humus che ha alimentato Luigi.
Ogni modulo è una traccia con significato proprio. Da questo si arriva alla performance che prende senso negli inconsapevoli tracciati dei visitatori, che indicano percorsi, che indicano storie. Orme che conducono a luoghi lontani e a più lunghi cammini spirituali, che si vorrebbero mantenere segreti.
Le persone lasciano e intrecciano fisiche tracce del loro passaggio, creano nelle strade pennellate della loro andatura, dapprima dal contorno nitido e ben definito che vanno via via a sfumare. Passi, soste che, più chiaramente, raccontano del gusto di lasciare una traccia come prova di sé e della propria storia.                          Francesca Paba























giovedì 28 luglio 2011

mostra di luigi de giovanni sutta le capanne du ripa specchia lecce


LUIGI DE GIOVANNI

Objects – oggetti
Opere per raccontare il tempo
6 agosto / 3 settembre 2011
Inaugurazione: sabato 6 agosto - ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”
Specchia LECCE
Cell.3292370646
La personale di Luigi De Giovanni è organizzata da
Il Raggio Verde edizioni ed eventi d’arte
info: 339.4038939    
Objects – oggetti
Opere per raccontare il tempo
Oggetti che segnano il tempo nelle tracce del loro uso, nella storia della tecnologia e dell’arte. Primordiali e dell’ultima generazione si confrontano, nelle opere recenti di Luigi De Giovanni, in un dialogo di continuità e di pari dignità. Pinze, tenaglie e forbici, leve del progresso, si riflettono nell’iPad e nei televisori al plasma colorandosi di funzionalità mai superate. L’umiltà e la semplicità dell’utilizzo dei primi diventa continuità nello sviluppo dei secondi: segnando l’evoluzione.
E’ partendo da questo che l’artista fa un’analisi del suo uso degli strumenti classici della pittura per narrare di oggetti che descrivono del mondo di oggi e di quello di ieri. Afferma che l’arte è una ed è legata sia alla competenza tecnica sia alla ideazione creativa, anche nelle rappresentazioni digitali, performative, nonché nelle installazioni. Ecco perché lui non disdegna le moderne espressioni, anzi le riconosce come proprie, soprattutto, in momenti che richiedono, per i suoi discorsi, la partecipazione di molte persone per arrivare, quando è per lui necessario, a performance e installazioni, che diventano racconti o denunce.
Nel mondo dell’artista la pittura è basilare; è nei paesaggi, nelle figure, nelle nature morte o meglio “vive” di fiori recisi o nell’informale con uso di jeans (presenti anche in questa mostra come supporto delle sue descrizioni), che ha significato il suo narrare interiore del tempo che passa. Le opere “Dalle leve all’iPad” rappresentano il discorso dell’oggi, dove l’uomo, in una follia totale, tende a negare il passato come superato e inutile per affermare un presente senza radici ma di apparenze.
                                                                            Francesca Paba


martedì 14 dicembre 2010

articolo di mauro manunza sulla mostra luigi de giovanni a cagliari



MOSTRE. 
Luigi De Giovanni alla Bacheca di Cagliari: l'anima di un ex sessantottino racconta la selvaggia Barbagia di Seulo e la fine dell'utopia
Dipingendo (in jeans) la Sardegna
Lunedì 13 dicembre 2010
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al raffinato barocco del Silento al naturale espressionismo della Barbagia di Seulo il passo non è breve. Soprattutto per Luigi De Giovanni, pittore che ama i ricchi ornati della sua terra natale, che dipinge preferibilmente i selvaggi angoli del centro Sardegna e che si rifiuta di salire in aereo: ragion per cui, i periodici trasferimenti tra le dolci alture pugliesi e i ripidi tacchi del meridione barbaricino si trasformano in avventura comunque irrinunciabile.
Da quanti anni sia diventato sardo, l'artista neppure si ricorda. La doppia cittadinanza è sua misura di vita, esattamente come la sovrapposizione dell'esprimersi artistico. Nato popista, si è via via inoltrato nelle trasparenze dell'atmosfera naturale, superando poi le strutture formali per evocare immagini e sensazioni attraverso coloratissime aggregazioni astratte. Si direbbe un tormentato percorso accademico-spirituale, una coerente maturazione di ricerca, se non fosse che tanto pendolarismo pittorico si rivela infine di natura circolare. Tutto infatti continua a convivere, replicandosi senza ripensamenti né abbandoni: i jeans incollati, le geometrie disarticolate, i colori cupi e il segno rabbioso, le rappresentazioni idealizzate, le allegrie cromatiche di fiori, gli alberi primaverili, gli inni alla natura, la disgregazione di equilibri cromatici, le macchie informi che negano la figura. Nato anarchico, De Giovanni se ne andrà testardamente anarchico.
Le apparenti contraddizioni di un artista così particolare sono ora in mostra alla Bacheca di Cagliari. La parte preponderante dell'allestimento (tutte opere di quest'anno, esposte sino alla fine di dicembre) è un omaggio alla spettacolare natura seulese: paesaggi ricchi di fitta vegetazione, grovigli di rami e foglie, vallate incorniciate da creste inaccessibili, pareti che precipitano nel verde, improvvisi bagliori di torrenti e cascate, rocce, antichi lecci, ciliegi in fiore, robusti noci, ombre e luci, frastagliati orizzonti che fra cielo e terra si combattono con delicate sfumature e violente tonalità. Chi va per trekking lungo le andalas di quel paradiso quasi inesplorato può riconoscere scorci di Perdabila, Taccorì, Perdaxinonpesada; e Genn 'e Serra, dov'è la casa di Giorgio e Maria, il nido d'infanzia di Federica che è moglie del pittore.
Luigi e Federica vivono a Cagliari, ma dividono l'anno spostandosi tra Specchia, Seulo, il capoluogo sardo e i luoghi di allestimento delle mostre. Paesaggi verdi, alberi e cieli nascono barbaricini, mentre i fiori sono “nature vive” che si fanno ritrarre nella città vecchia, rione Villanova. I fiori di De Giovanni sono una continua esplosione di colori vibranti e rifrazioni solari; e sono anche un bignamino di correnti artistiche, offrendo passi che variano dal naturalismo all'impressionismo, dall'espressionismo all'astrattismo, a seconda dell'occasionale tensione dell'autore.
Tensione mai attenuata, sebbene delusa nel correre degli anni. De Giovanni era convinto sessantottino e tale un po' è rimasto nel profondo. I suoi progetti di scenografia teatrale, quattro decenni fa, sono scuri. L'adesione al pop lo converte alla pittoscultura, perciò strappa pantaloni jeans e li trasforma in quadri materici visionari, animati di colori cupi e di parole che gridano malumore sociale: morte, distruzione, sos, caos, aiuto! Le sue “urla nel buio” denunciano la caduta delle speranze, la fine dell'utopia. Tanti giovani hanno urlato assieme a lui, poi la rabbia si è attenuata, l'epopea della contestazione si è disciolta nei mille rivoli della rassegnazione, dell'ottimismo, dell'adeguamento e dell'opportunità. Anche De Giovanni è cresciuto incontrando svolte positive, ma non ha abbandonato la protesta: ecco i jeans lacerati, incollati al telaio, spennellati e accomunati da due costanti: l'ossessiva scritta “68” e una selva di scale a pioli. Sono le scale dell'arrampicamento sociale di chi, secondo lui, ha “tradito” quella spinta giovanile. Però, a distanza di tanti anni, anche le scale dipinte da De Giovanni sono inserite in ambiente di soffice luce, forse segnale di chiarimento.
MAURO MANUNZA

mercoledì 8 dicembre 2010

VALORI DI CONTINUITÀ 2010-2011


      
Presenta:
Valori di Continuità 2010-2011
Inaugurazione: sabato 11 dicembre 2010 dalle ore 17.30
11 dicembre 2010 – 18 gennaio 2011
“Valori di continuità” è una manifestazione artistica collettiva, a cadenza periodica, che la galleria Mentana di Firenze organizza da tanti anni e vuole essere un riconoscimento del lavoro per la divulgazione dell’arte. In quest’occasione ciascun artista presenta alcune sue opere rilevanti, che siano esplicative del loro personale modo d’intendere l’arte.
Un variegato incontro di mondi che si confrontano, che sintetizzano la vita e l’impegno per il riconoscimento di un’idea dell’arte. Pittori, scultori che interpretano il loro pensiero sintetizzandolo in dipinti e sculture di grande significato.  Una mostra che presenta l’intimo mondo di ciascuno, fatto di turbamenti, gioie e ansie: che si manifesta in colori, forme e sensazioni.
Valori di Continuità 2010-2011” è per la galleria d’arte Mentana, la Direttrice e il suo Staff, anche, un’occasione per salutare gli artisti e gli estimatori d’arte che La frequentano con un brindisi di auguri. Federica Murgia

Artisti partecipanti:

Marialuisa Sabato
Franco Lastraioli
Clara PolvanI
Vivien Schimidt
Luigi De Giovanni
Dr.George
Marcello Franceschini
Rosario Bellante
Anna Luisa Roma
BIANCA VIVARELLI
ANNIE GHERI
Angele Audibert Beltramo
Ida Coppini
Francesca Coli
Roberto Lucato
Patrizia Voltolini
Adriana Zampieri CalaNDrino
Mario Schifano
Monica Pignat
Liviana Poropat
GIAMPAOLO TALANI
Salvatore Magazzini
SERGIO BENVENUTI
JOHANNA ORAS


Galleria D'Arte Mentana
Piazza Mentana, 2 - 3 - 4r.
50122 - Firenze

tel./fax +39 (0)55 211985
Orario di apertura al pubblico
Oraio invernale: 11 - 13, 16.30 - 19.30
Chiuso Lunedì mattina e Domenica 

Domenica su appuntamento cell. 335 1207156


I 40 ANNI DELLA GALLERIA MENTANA DI FIRENZE


     


I 40 anni della galleria Mentana di Firenze

Comune di Firenze “SALONE DE’ DUGENTO” Palazzo Vecchio
Giovedì 09 dicembre ore 12,30
Consegna di un riconoscimento alla gallerista Giovanna Laura Adreani
Presiede l’incontro il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze, dottor Eugenio Giani.

I 40 anni di una galleria sono un evento speciale da festeggiarsi, soprattutto in un periodo in cui queste istituzioni chiudono con facilità, non solo con l’arte ma, giustamente, anche con la meritoria iniziativa che vede l’assegnazione, alla gallerista, di un riconoscimento che le verrà consegnato il giorno 09 dicembre, al “Salone Dè Dugento” in Palazzo Vecchio in Firenze, in un incontro presieduto dal Presidente del Consiglio Comunale, dottor Eugenio Giani.
In una città d’arte la scelta dell’ubicazione della galleria, che favorisce lo scambio ideale fra antico e moderno è un regalo per i frequentatori che possono godere anche dello scorcio che, dalle sue sale in piazza Mentana, guarda a San Miniato: un percorso dell’animo nel tempo, che si percepisce in un paesaggio d’inusitata bellezza. Mediatrice di rapporti professionali e umani, che spesso diventano d’amicizia, a Giovanna Laura Adreani, e al suo Staff è riconoscibile la capacità di favorire relazioni di conoscenza collaborativa fra artisti, critici ed estimatori. Dinamica gallerista, che si occupa d’arte contemporanea avendo un sesto senso questo settore, si trova a vivere e lavorare nel cuore di Firenze, città che è un libro aperto d’arte e rivoluzioni artistiche.
Il suo obiettivo è sempre stato quello d'intessere rapporti con validi artisti emergenti, provenienti da tutte le parti del mondo, desiderosi di farsi conoscere e d’esporre in questa bellissima galleria e a Firenze. Si può dire che nella galleria Mentana abbiano esposto gran parte degli artisti del novecento, ora ampiamente storicizzati e presenti nei libri di storia dell’arte.
L’attività della Galleria prese avvio nel 1970 quando la giovanissima titolare cominciò il suo amato percorso, che continua senza sosta. La gallerista, in questi quorant’anni, è stata capace d’intuire i nuovi fermenti e di promuovere artisti che si distinguevano per creatività e capacità tecnica-ideativa. Per identificarli ha affrontato una vita di movimento e di frequentazione di studi, mostre e fiere.
Tanti sono stati gli artisti, di cui ha carpito l’animo, approdati in questa galleria in occasione  di mostre personali e collettive, presentati in spazi pubblici e privati nazionali e internazionali, da lei sostenuti nella divulgazione della loro arte.
Per capire il suo impegno si possono prendere ad esempio le mostre appuntamento, da lei ideate nel corso degli anni per stabilire contatti con artisti stranieri e italiani. Per questi e con questi Givanna Laura si è creata manifestazioni a cadenza annuale quali “Il calore del colore”, con artisti internazionali, “Orizzonti contigui”, "Proposte per nuove collezioni", “Individuazioni”, dove vengono presentate le sue nuove scoperte, “Valori di continuità”, mostra che vuole mettere in evidenza l’importanza di un impegno comune, anche degli artisti, per raggiungere la loro promozione. Non si contano le sue collaborazioni con altri spazi d’arte e con gallerie nazionali e internazionali e le partecipazioni alle più importanti fiere dell’arte: Arte Fiera Bologna, My art Milano, Arco Madrid, New York, Gent, Ginevra, Art Innsbruck, dove è prevista la partecipazione anche nell’edizione 2011, dal 03 al 07 febbraio, e a tante altre.
E’ chiaro che così evidenti competenze di conoscenza dell’arte siano affiancate da indubbie competenze imprenditoriali che le hanno consentito d’essere una grande gallerista nel pieno della sua attività, con una progettualità di crescita e d'iniziative che ci fanno ben sperare per i festeggiamenti dei 50 anni di attività.
Brava Giovanna Laura, non possiamo che farti i complimenti e un augurio di un buon proseguimento.                                        Federica Murgia

Galleria D'Arte Mentana
Piazza Mentana, 2 - 3 - 4r.

50122 - Firenze

tel./fax +39 (0)55 211985
        
Orario di apertura al pubblico
Oraio invernale: 11 - 13, 16.30 - 19.30
Chiuso Lunedì mattina e Domenica 

Domenica su appuntamento cell. 335 1207156

martedì 23 novembre 2010

mostra di luigi de giovanni a cagliari



Galleria d'arte "LA BACHECA"
Via Dei Pisani, 1 - 09124 Cagliari

Presenta
LUIGI DE GIOVANNI
Titolo: Dai paesaggi della Barbagia di Seulo ai paesaggi dell’anima
Artista: Luigi De Giovanni
Data: dal 4 al 31 dicembre 2010
Inaugurazione: sabato 4 dicembre ore 18.30
Orario: dalle 17.00 alle 20.00
Info: Tel.070 663396

e.mail: lidia@bachecarte.it
http://www.bachecarte.it/
www.degiovanniluigi.com
Luigi De Giovanni, dopo le mostre tenute a ottobre 2010 a Lecce, Lucugnano e Specchia, riguardanti il Salento, sua terra d’origine, presenta i suoi quadri, che prendono in considerazione la Barbagia di Seulo in Sardegna, sua terra d’adozione, a Cagliari.
Gli aspri territori della Barbagia di Seulo dai clivi boscosi, dai colori addolciti da un ambiente, anche umano, naturalmente accogliente, sono afflato delle sue opere che da questi luoghi è partito per dipingere paesaggi che conservassero la spiritualità del territorio.
Nella mostra, che verrà inaugurata il 4 dicembre alla galleria “La Bacheca”, ci saranno opere realizzate a Taccorì, Perdascinonpesada, Perdabila e dalla casa di Giorgio e Maria a Genneserra. Località di Seulo, che con i loro climi, sono state capaci di interloquire con l’animo dell’artista, sino a creare quel pathos leggibile nelle tele.
Nel concento di colori, nei segni, alcune volte bruschi, che seguono i profili sino a prenderne il messaggio del tempo, si trova l’artista con le sue angosce, le sue gioie, il suo modo di percepire la natura e la società.
I dipinti, dove le ombrose foreste dalle tinte digradanti sono scaldate da un contrasto d’estiva erba secca, dove gli scorci, che vanno di monte in monte, vengono interrotti dalla vegetazione più vicina che si presenta in grovigli d’arbusti, di foglie, di realtà prossima che lascia spazio all’immaginazione e alla scoperta di piccoli mondi, sintesi dell’immenso, suggeriscono una ricerca di vita coerente con la natura, dove tutto è armonia.
Le pennellate di rocce, in alcune parti levigate dal tempo in altre rese appuntite dall’azione delle intemperie, originano palcoscenici di meditati cromatismi riflessi sulle tele: diventate maestosi specchi di questo meraviglioso angolo di Sardegna.
I tacchi, dalla bassa vegetazione, che precipitano in pareti verticali che danno asilo a delle grandi varietà faunistiche e a un’incantevole vegetazione di lecci e macchia mediterranea, s’intuiscono negli orizzonti, spesso rosati. C’è una sensazione di vertiginosa compenetrazione che fa avvertire il baratro: minaccia incombente del vivere e inconscia paura dell’ignoto.
I boschi, che scendono nelle valli e nei burroni sino ai greti dei fiumi e dei tanti torrenti, sono diventati tavolozza dove un sapiente pennello ha attinto tracce di toni e di linee, solo alcune volte demarcate in modo netto, che hanno segnato magicamente un misterioso dialogo con la natura.
I paesaggi dell’animo di De Giovanni prendono forma portando il messaggio dei luoghi: il genius loci.
I pensieri dell’artista s’intuiscono nelle poesie delle tecniche a olio e ad acquerello ma diventano narrazione liberatoria nelle aggressive e disincantate tecniche miste, dove utilizza simbolici indumenti usati e materiali di rifiuto.
Le delusioni di chi sperò in una società più giusta sono impresse nei quadri di scalate sociali e con l’urlo dei Jeans che mostrano i sogni del sessantotto, tradito.
Ecco le lacerazioni, i gridi di aiuto, la ricerca di libertà, il ripetersi ossessivo di “1968”, che denunciano i tradimenti, gli arrampicamenti di scale metaforiche per arrivare al potere. In queste opere, dalle tinte forti e dalle poche linee date da violente scudisciate cromatiche che lasciano sulla tela dei solchi dolorosi e profondi, racconti di angosce e speranze, si avverte la delusione di un sognatore che non riesce ad accettare le ingiustizie, la prepotenza, la non coerenza con la natura. Il tempo è passato smorzando la forza dei sogni del 1968 e lasciando tracce di ceneri ancora bollenti.
Questa mostra diventa anche un dialogo fra le terre che lui ama.
E’, quindi, importante che questa, si faccia dopo, “paesaggiooltrepaesaggio” LECCE/LUCUGNANO/SPECCHIA, un ciclo di esposizioni, presentate da Maurizio Nocera. Diventate un modo per far conoscere il mondo dell’artista che, partendo dal paesaggio del Salento, terra d’origine, dal paesaggio enigmatico della Sardegna, terra che l’ha accolto nel suo peregrinare alla ricerca di una pace che può trovare solo in se stesso, indagando i fiori, nature morte che raccontano la vita, si è soffermato sui jeans, indumenti assorti a simbolo di una rivoluzione non solo di costume, ha presentato il suo modo d’intendere l’arte. Federica Murgia

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