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lunedì 14 maggio 2012
sabato 12 maggio 2012
luigi de giovanni
De Giovanni Luigi ( Sutta le Canne du Ripa ) Specchia Slideshow: De’s trip to Specchia, Puglia, Italia was created by TripAdvisor. See another Specchia slideshow. Create your own stunning slideshow with our free photo slideshow maker.
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mercoledì 9 maggio 2012
" EMOZIONI IN FUGA"
EX “ TEMPIO TEMPLARI” VIA TEMPIO, TRICASE
MOSTRA PERSONALE DI ADA SCUPOLA
“ EMOZIONI IN FUGA “
L’ ALLESTIMENTO È CURATO DALL’ ARCH. STEFANIA BRANCA
LA MOSTRA SARÀ INAUGURATA IL 26/05/2012 ALLE ORE 19.30
INTERVERRANNO: PROF.ssa FEDERICA MURGIA, PROF. LUIGI DI
MITRI, PROF.ssa GIOVANNA CALORA.
L’ARTISTA
ADA SCUPOLA
PER FESTEGGIARE I SUOI TRENT’ANNI DI CARRIERA, PRESENTA UNA
MOSTRA PERSONALE DAL TITOLO “EMOZIONI IN FUGA”, UNA RACCOLTA DI STUDI GRAFICI
LEGATI AL MISTERIOSO MONDO DEL SUO INCONSCIO, CHE LE PERMETTONO DI FUGGIRE DA
SITUAZIONI E LUOGHI E NEL CONTEMPO DI EVOCARE, ATTRAVERSO DEI SEGNI, I “
SOGNI”.
DAL 26/05 al 03/06/2012
http://www.murmurofart.com/testo-1.asp?Progr=12075
Emozioni in fuga
Stare dentro e pensare al fuori,
andare via con i pensieri per cercare i sogni, è questo che ha fatto Ada
Scupola, è fuggita lontano in una nuova dimensione ed ha cercato se stessa, le
sue fantasie, i suoi turbamenti e i suoi desideri.
Il Collegio dei Docenti, luogo
dove hanno preso forma queste opere, è diventato fucina delle sue idee, facendo
volare farfalle in fuga da POF, Carta dei Servizi, grandi problematiche di
alunni.
L’artista, prestata alla scuola,
ha riempito fogli di linee in libertà che si chiudono e si aprono seguendo il
suo umore, seguendo il ritmo dei discorsi del Collegio e gli infervoramenti di
Docenti, spesso, scontenti.
La sua mano si è mossa guidata
dal mistero dell’inconscio e ha tracciato racconti, che sono il palesarsi di
domande non fatte, di risposte non esaustive, di sensibilità non rispettate, di
desideri interiori.
Linee emozionali che parlano di
psichedelici treti, colmi di semi di vita, che si tingono dei viola rosati,
ricordo di corolle caduche. Esse originano forme antiche, che seguono le curve
di madre in amorevoli rotondità, sono protesta per denunciare la vanità vuota e
la superficialità dell’uomo del nostro tempo che dimentica lo spirito. Nei
fogli di vita scolastica, riciclati, si materializzano, la voglia di cambiare e
di liberare l’impulso creativo, tenuto prigioniero nelle regole e nei
condizionamenti, per dar forma alle idee e, anche, alla religiosità fondamento
della vita. Tracce ideali sono balzi che si elevano per superare gli steccati
che impediscono la realizzazione piena dell’Io, ma sono, pure, pretesto e metafora
di sogni che in un guizzo sfuggono ai lacci e i lacciuoli che li tengono a
freno. Ada si avvia per i paesaggi della fantasia ritrovando i porti sicuri dei
vessilli dei castelli dell’infanzia, fugge dal materialismo dell’oggi per
cercare la profondità dello spirito di un animo bambino. Principesse
dell’arcobaleno, nel riflesso dei colori caldi di un tramonto incipiente, fanno
i loro giochi mentre i raggi di luce diventano lance sinistre.
Le preghiere di una Madre Teresa
in estasi non riescono a fermare le ragnatele luminescenti che incrociano i
loro fili in “trappole di vita”, intessendo conflitti che si materializzano
armati. L’Io dell’artista si è liberato in futuriste volute spiraliformi che
richiamano l’oriente. Ha tracciato profili di palazzi che seguendo le onde, si
sono illuminati, in luci dorate e argentate, dal brillio dei riflessi del sole
e della luna: caldi ed esplosivi i diurni e freddi, malinconici, romantici i
notturni. E’ così che al primo istintivo impulso del disegno, l’artista, ha
fatto seguire un intervento riflettuto, di colorazione delle campiture
delimitate dal segno delle linee.
Scontornare i fogli bruciando il
superfluo è un voler fare un falò catartico che nel concento del crepitio del
fuoco apre a nuove poetiche. Sinfonie di colori, paesaggi acquatici smeraldini
s’incupiscono della grigia solitudine mentre un anatide galleggia in un
dondolio dei silenzi della rappresentazione di un mondo perduto.
La vita continua nel segno sicuro
del grembo di madre che nei numeri che s’intravvedono, oltre il foro bruciato
in un foglio che parla di scuola, vede il domani. Un abbraccio avvolgente di
casa, di famiglia, è un porto sicuro per poter esorcizzare un domani temuto.
Con queste opere insolite e dai brillanti colori, l’artista
ha voluto parlarci del suo mondo nascosto, dei suoi sogni ma ha, anche, voluto
descrivere la vuotezza di una società che non sa più riconoscere la poesia dei
sentimenti e dell’amore.
Federica
Murgia
Specchia 06 novembre ’11
giovedì 19 aprile 2012
giovedì 5 aprile 2012
domenica 25 marzo 2012
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sabato 24 marzo 2012
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giovedì 15 marzo 2012
Arte e Dintorni
LA GALLERIA D’ARTE MENTANA
FIRENZE
Presenta:
Arte e Dintorni
Inaugurazione:
Sabato 24 Marzo ore 18.00
Artisti:
PAOLA PETRINI
Italia
EDUARD ZENTSIK
Estonia
SUSANNA GIUSTI
Italia
CLAUDIA RIGACCI
Italia
CRISTINA NUÑEZ VILLALBA
Argentina
DI PASQUANTONIO UGO
Italia
Arte e Dintorni
Arte e Dintorni, è un particolare evento da me ideato al
fine di presentare diverse discipline artistiche in
un'unica mostra.
Ho personalmente selezionato gli Artisti partecipanti ai
quali rivolgo un benvenuto e l’augurio affinché le loro
opere abbiano il dovuto riconoscimento da parte dei
visitatori.
G.L.Adreani
Dal
24 MARZO all’11 APRILE 2012
Evento
parallelo:
Saletta Mentana
Grafica d’Autore
Salvatore Fiume
Galleria
Mentana
Piazza
Mentana, 2/3r - Firenze
Tel.
055.211985 - Fax 055.2697769
ORARI:
11.00/13.00 - 16.30/19.30
DOMENICA SU APPUNTAMENTO al 335.1207156
lunedì 12 marzo 2012
venerdì 2 marzo 2012
sabato 18 febbraio 2012
SPAZI APERTI
http://degiovanniluigi.myblog.it/archive/2012/02/18/spazi-aperti.html
Galleria d'Arte Mentana
Piazza Mentana, 2/3r - FIRENZE- Tel. 055.211985 - Fax 055.2697769
E-mail: galleriamentana@galleriamentana.it
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
SPAZI APERTI
SABATO 18 FEBBRAIO DALLE ORE 18,00 IN POI
Fino al 14 Marzo 2012
La serata sarà allietata da schiacciata alla fiorentina e vini del Castello di Verrazzano.
Artisti:
Vincenzo Angelino, Ingo Ostersehlte, Tommaso Andreini, Armandi, Ece Kazan, Harriet Whyatt, Ulrike Panhorst, Carlo Scanagatta, Emilio Facchini.
SPAZI APERTI:
Testi a cura di Federica Murgia
Vincenzo Angelino
E’ il palcoscenico dei pensieri che si delinea nelle opere, di tendenza informale, di Vincenzo Angelino. Le sue sono scene dove le quinte e i fondali, creati da piani sovrapposti che interagiscono con le campiture di colore, danno luogo a sensazioni di spazialità che parlano d’atmosfere interiori: trame del racconto dell’Io. Le suggestioni cromatiche descrivono armonie interrotte solo da pochi tagli neri incrocianti le preoccupazioni, che si palesano oltre il cielo frantumato delle forme. Nelle opere si avverte un lirismo sottile narrato da linee, che sfuggono all’esattezza dei tagli geometrici in irregolarità ed inserimenti d’elementi. Cartoni, pezzi di tela, ritagliati grossolanamente, sono diventati segni di profondità che esaltano le tinte dei piani sottostanti. La traiettoria di una cometa di cartone, che si allontana, seguendo il suo percorso nell’universo, lascia intuire la scia lattiginosa di dubbi e d’angosce. Nella tensione del rosso, assurto a colore dei sentimenti forti, si avverte la passionalità di una ribellione interiore che vuole allontanarsi dai toni dorati delle apparenze per armonizzarsi con l’essere. L’artista ritrova nell’azzurro di un cielo ricostruito il lirismo di un racconto, dove la libertà dell’interpretazione pittorica dello spazio coincide con quella del suo spirito e della natura.
Ingo Ostersehlte
La bandiera, del sol levante, si è colorata della tempesta che va allontanandosi nella desolazione di una spiaggia ferita. C’è l’idea di un “viaggio” in due valigie dimenticate, in un paio di scarpe messe una a fianco all’altra e nelle impronte, di piedi nudi sulla sabbia, che conducono al mare: uniche tracce di vita umana. Le increspature delle onde, che schiumano di pennellate luminescenti, raccontano di solitudine e di disperazione con la voce dei toni dei blu che si fanno sempre più cupi. Gli alti cavalloni abbandonano i colori del dolore per tingersi della gioia del sogno di librarsi su un dollaro diventato surf. Il temerario giovane, ancorato sulla metaforica tavola di ricchezza con i piedi, percorre i tunnel d’acqua per sbucare nella speranza della felicità. Ingo si allontana dal mare per giungere alle note liberty che illuminano le notti russe nello scintillio dei vetri di Murano e degli Swarovsky. La stilizzazione di linee curve che si arrotolano sino a creare dei cerchi magici di decorazioni, che inseguono segni ancestrali, sono occhi sporgenti che, nell’illuminare la scena, contrastano gli sfondi scuri ed opachi per raccontare un mondo meraviglioso di trionfo della luce sulle tenebre.
Tommaso Andreini
Nel movimento dei salti dei cavalli, che si elevano verso l’alto spostando le criniere per seguire il vento dei colori che le fissano in ondulazioni di crini, si avverte la sintesi di una natura fremente di vita. I dipinti di Tommaso Andreini sono ceselli di pennellate sicure, che hanno dato ombre, volumi forme, diventate alchimie magiche che fanno udire i nitriti dei possenti destrieri che, imbizzarriti, mostrano le loro vigorose muscolature tese in uno sforzo di vittoria. Gli scuri presagi di Cassandra mandano invano un lampo di luce ad illuminare il corsiero dagli occhi ferini e ingannatori. Le trame fosche di dolore, per l’artista, sono diventate sprazzi di colore rosso di sangue raggrumato che segnano i confini striati dalla disperazione che si è impadronita della cinta della sconfitta.
Risaltano armature e gualdrappe che creano cromatismi contrastanti nella giostra dei sogni che, sentito l’olifante, fanno incrociare le lance d’antica tenzone. Sono i corsieri di speranze, vane, che si perdono nei sogni di volo di un vecchio che, in un aeroplanino di carta, trova la via di fuga dalla materialità di un corpo rassegnato al tempo ma, ancora, propenso alle illusioni.
Armandi
Nelle sculture di Armandì si ode l’eco di Sardegna che va di pietra in pietra, seguendo il Genius Loci che l’ha guidato nei colpi della mazza sullo scalpello. Opere che, nei tratti marcati dei visi malinconici, diventati maschere ancestrali, dove si avverte il dolore di un artista che descrive la sofferenza di un popolo, il Sardo, che ha dovuto subire una cultura altra, si allungano nelle attese di un mondo migliore.
Le profonde scanalature, che incidono le figure, sono la traslazione del racconto metaforico delle ferite di un animo. La trasfigurazione della realtà, divisa fra luogo e storia, si coniuga all’animo dell’artista che, nel bifrontismo delle opere, racconta di sentimenti e religiosità d’essere. Le sue sono pietre, urli muti, che hanno preso vita in una madre che in un abbraccio racconta d’asprezze apparenti e d’amore universale segnato dall’attesa diventata rassegnazione. Sono opere che descrivono il valore della dignità, nel rimando alla fierezza nuragica d’impavidi guerrieri dagli scudi tondi, per esorcizzare lo sfruttamento moderno e l’abuso scriteriato di una meravigliosa terra.
I solchi profondi sui graniti, tracciati con forza, raccontano l’animo di Armandì, intimamente, simbiotico con la spiritualità della natura.
Ece Kazan
Nelle ceramiche di Ece Kazan c’è il sogno d’oriente che si racconta in suggestive forme sapientemente decorate. Sono oggetti danzanti che, pur conservando tracce delle antiche funzionalità, sono diventati sculture con nuovi significati. Fiasche, bottiglie, sormontate da dischi, segnati da spicchi dagli armoniosi toni, diventati corolle di fiori che si aprono in graziosi svolazzi su treti gonfi di vita, pare si muovano al soffio di una brezza melodiosa. Contenitori di desideri che raccontano di donna che usa la terra, la lavora, la trasforma donando eleganza e bellezza con la vetrina e i colori dell’animo. Piegamenti e incavi, fatti con delicate pressioni delle mani, sull’argilla ancora umida, originano forme che hanno spirito di vita. Le decorazioni parlano di paesaggi duri che muovono con linee geometrizzanti per traslarsi in climi di libertà dove i colori grevi assumono la gaiezza dello spirito in tonalità blu-violacee e note di verdi e d’arancio. Versatoi che conservano, giustapposte, impugnature, raccontano di gusto del bello e d’eleganza compositiva ed ideativa. Le opere dell’artista sono un inno alla donna che sa far diventare le cose semplici e d’uso comune delle bellissime creazioni che parlano d’ingegno e d'arte.
Harriet Whyatt
Nelle opere di Harriet Whyatt si palesa un animo zingaro e rivoluzionario dove, sotto l’apparente festa gioiosa, si nasconde il dramma delle istanze sociali che premono per aver voce. Sono dei climi hippy che sanno di figli dei fiori che, ormai, si sono avviati alle cocenti delusioni date dai fucili contro la giustezza della pace e l’amore libero. Nei tratti espressionisti dei visi dei soggetti, segnati da grosse pennellate demarcanti i contorni, si legge un velo di malinconia stimolata dallo stordimento del fumo che li ha perduti nei paradisi artificiali. Corpi giovanissimi, di pubertà evidente, si vestono dei colori, rossi smorzanti in marroni e gialli, resi grevi dall’attesa delle delusioni dell’amore libero. Ragazze prigioniere dei sogni, intrappolate negli abbracci d’amori nomadi, hanno gli occhi spalancati all’incertezza del domani dove la fedeltà sembra essere diventata prerogativa, solo, dei poetici cani. Le fioriture dei tralci di rose, che affondano stabilmente le radici nel terreno, stridono con gli occhi gitani di giovani errabondi che viaggiano sui sentieri della libertà alla ricerca dell’armonia. Nella danza diventa caotica, al rullio dei tamburelli percossi dal tempo, c’è la perdita dei sogni di chi si è svegliato adulto.
Ulrike Panhorst
Un’apparente estroflessione spaziale, dai toni cerulei, racconta di colore che scorre gocciolante, in solchi che scendono seguendo i percorsi della libertà sino all’esaurimento. I grigi degli sfondi conservano tracce cromatiche riconducibili all’illusione convessa che, donando movimento, aggiunge armonia alla narrazione pittorica. Nelle opere di Ulrike Panhorst si ritrova una casualità, solo apparente, di luci e di ombre che raccontano il suo animo e descrivono la sensibilità che la porta a vedere un universo nebuloso, primordiale, fatto da sfumature che, sovrapponendosi, permettono d’intravedere le velature sottostanti che conservano poetiche pennellate striate di speranza. Il colore è diventato la scia di copie interrotte che hanno lasciato i segni di sbavature digradanti in fughe dai tragitti segnati. L’idea della perfezione, suggerita dal tratto del cerchio rosso diventato mandala, si perde in umane concezioni di sbavature che sfuggono al rigore della geometria scegliendo le vie da percorrere. L’Io dell’artista prende forma nella libertà dei segni lasciati dai bianchi: luci che sono riuscite ad insinuarsi illuminando il buio delle paure oscure. Nelle sue opere si avvertono i segni della riscoperta di una nuova spiritualità romantica.
Carlo Scanagatta
L’artista rappresenta un mondo sospeso, di cui si avverte il disfacimento in un catino, in un vortice che, innalzandosi e arrotolandosi, fa presagire il peggio. L’onda inquietante e carica d’insidia pone dei perché a chi vede l’angoscia della fine e con lo sguardo velato di tristezza avverte il grido d’allarme contro l’inquinante dissennatezza tecnologica. Il salire e lo scendere nell’altalena della gioia è il momento di spensieratezza che emerge dalle prospettive di colore che si allontanano nel sogno, in sprazzi di verdi di speranza che trovano spazio in tracce di blu religioso contrastati con il calore passionale dei rossi che vengono illuminati da aspettative di felicità.
Le simboliche mani, aperte alla vita, sostegno materiale, si dissolvono lasciando emergere bilichi e frantumi delle colonne della gioia. L”incredulità è nel sorriso della ragazza che cambia il colore di capelli ma questo non le basta per accettare un mondo rovesciato ed ambiguo dove l’esteriore è imperativo.
Le fotografie di Carlo Scanagatta, rese in modo originale ed espressivo, sono opere che ci riportano a concetti di pittura dove pennellate e spatolate di mouse rendono surreali climi reali che si contraffacciano con l’inconscio.
Emilio Facchini
Nelle opere di Emilio Facchini il buio dei tormenti si schiarisce nella fuga degli sfondi di piani prospettici, diventati descrizione dei paesaggi del suo inconscio. Il dolore prende forma nei colori cupi dei primi piani che descrivono la tensione che si esalta nella ricerca dell’allontanamento dal conformismo e dall’apparenza. I due corpi, che vogliono emergere dal buio, sono metafora di una lotta intima per sfuggire alle possenti mani, catene, che vorrebbero condizionare la libertà espressiva del suo essere pittore. I sereni colori dell’attesa di chi si è perduta nella vuotezza dei sogni si arricchiscono dell’espressività dei grevi colori della vecchiaia dove i protagonisti, solo a prima vista persi nella solitudine, sono in compagnia di una vita passata d’affetti sicuri. Lo scorcio della finestra dei ricordi si fa evanescente nelle masse diventate nubi che si sono gonfiate delle sofferenze per allontanarle dalla memoria.
L’artista si esprime con una pittura intimistica che nei simboli si esalta di spiritualità, dove
le allegorie dei personaggi e dei colori descrivono l’uomo, granello di polvere dell’universo, che quotidianamente cerca di ritrovare l’armonia fra spirito e materialità.
Galleria D'Arte Mentana
Piazza Mentana, 2/3r - FIRENZE- Tel. 055.211985 - Fax 055.2697769
www.galleriamentana.it E-mail: galleriamentana@galleriamentana.it
ORARI: 11.00/13.00 - 16.30/19.30
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