DE GIOVANNI LUIGI a FIRENZE

DE GIOVANNI LUIGI a FIRENZE
La galleria Mentana di Firenze, in prossimità delle feste natalizie, come ogni anno, il giorno 16 dicembre 2023 dalle ore 17,00 alle ore 20.00 terrà l’opening di “Orizzonti Contigui” Rassegna di Artisti Internazionali che animerà lo spazio sito nel cuore di Firenze, in via della Mosca, 5. Orizzonti Contigui Attraverso le opere in mostra è possibile immergersi nelle descrizioni di pensieri, idee e sensazioni che danno luogo al mondo degli artisti presenti che, nella realizzazione delle opere, hanno trovano l’occasione per avventurarsi nelle sfaccettature della natura fatta di paesaggi e di atmosfere, per ritrovarsi nel mondo della fantasia o nelle problematiche dei percorsi dell’uomo, fino ad attraversare riflessioni o sogni che muovono dall’Io o dalla religiosità. Colori, pennellata e percorsi capaci di trasmettere il mondo della bellezza e delle contraddizioni dell’uomo che è sempre alla ricerca di quei valori che danno senso alle opere di questa bellissima rassegna artistica. L’evento sarà anche occasione per scambiarci gli Auguri di Natale. Artisti presenti in Mostra: Eva Breitfuss - Audrey Traini - Lis Engel – Giancarlo Cerri – Aldehy – Bianca Vivarelli – Krasimir S. Marinov – Eileen Herres – Valerio Tanini – Tina Hliblom-thibblin - Camilla Vavik Pedersen – Patrizia Pepe – Luigi De Giovanni – Salvatore Magazzini – Anna Lapshinova Galleria d’Arte Mentana Arte Moderna e Contemporanea Via della Mosca, 5r
50122 Firenze (Italia)
Telefono/Fax: +39 055 211985
Cellulare: +39 335 1207156
Email: galleriamentana@galleriamentana.it
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mercoledì 5 novembre 2014

FINISSAGE di LUIGI DE GIOVANNI

Home - De Giovanni Luigi pittore contemporaneo - Creazioni d'arte - Cagliari
FINISSAGE









Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (LE)
Piazza del Popolo, 21 A Specchia (LE)

“UOMO DEL MIO TEMPO” omaggio a Salvatore Quasimodo di Luigi
De Giovanni
Finissage con
disinstallazione: sabato 8 novembre ore 18,00
Inaugurata l’11ottobre alle
ore 19,00 nello studio “Sutta le Capanne du Ripa” la mostra, con
installazione e performance di Luigi De Giovanni, accompagnata dal reading
di Santino Giangreco 
che ha recitato la poesiaUOMO DEL MIO
TEMPO” di Salvatore Quasimodo, chiude, con la disinstallazione,
sabato 8 novembre alle ore 18,00.
L’evento è stato curato dall’ Associazione culturale “e20cult” in
collaborazione con
“Il Raggio Verde edizioni”
Lecce e del comune di Specchia che ha concesso il patrocinio e l’uso gratuito
del Castello per la presentazione.
L’evento ha partecipato alla “Giornata del
Contemporaneo indetta da AMACI, giunta alla decima edizione”, è stato
presentato dal
Prof.
Antonio Penna, mentre il Dott. Maurizio Antonazzo ha presentato la serata.
L’allestimento è dell’Arch.
Stefania Branca 
Presentazione:
Luigi De Giovanni, continuando il suo percorso d’analisi dell’uomo, si
ritrova in sintonia con la poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo.
L’artista vede l’uomo sopraffatto dall’ambizione e ormai abituato alle
barbarie più crude fatte nella corsa alle scalate sociali: l’uomo, diventato
cieco e indifferente nei confronti dei più deboli, pronto a discriminare
socialmente i diversi e i non omologati a dei modelli precisi; assetato di
potere dall’egoismo, dall’arroganza, dall’ideologia che l’ha portato a smarrire
ogni rispetto dei fratelli, che ha dimenticato i principi morali e religiosi
che potevano impedirgli la violenza. All’artista, nella sua analisi, sovvengono
le impressioni spietate di guerra e di uccisioni per la supremazia con
l’annientamento di persone e popoli, spesso in fuga dalla loro terra o vinti da
fame e terrore. Immagini di morte che gli hanno fatto ritornare alla memoria le
dure parole e il monito della poesia “Uomo del mio Tempo” di Salvatore
Quasimodo.
L’evento sarà caratterizzato da un’installazione con performance
continua nello Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa” a Specchia in Piazza del
Popolo, 21A e nel portico antiastante. I due ambienti verranno ricoperti di
materiali inizialmente bianchi, sopra vi saranno dei cumuli di carte
accartocciate con schizzi del colore
del sangue. Le opere saranno dei sudari di morte che penderanno dal
soffitto gocciolando, “sangue” di dolore senza più grido, su una tela, che
raccoglierà il dripping delle gocce, che diventerà “reliquia” nell’opera
“Uomo”. Occhi attoniti e miti guarderanno partecipando, nell’abitudine
all’orrore, visto quotidianamente attraverso i media, in una performance
collettiva.  Federica Murgia
Poesia
di Salvatore Quasimodo
Uomo
del mio tempo

Sei ancora
quello della pietra e della fionda,
uomo del
mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali
maligne, le meridiane di morte,
t'ho
visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote
di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua
scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza
amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come
sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli
animali che ti videro per la prima volta.
E questo
sangue odora come nel giorno
quando il
fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo
ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
è giunta
fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate,
o figli, le nuvole di sangue
salite
dalla terra, dimenticate i padri:
le loro
tombe affondano nella cenere,
gli
uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.



La lettura della poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo ha
scandito il susseguirsi dell’atto performativo.
Per informazioni:
Cell:
329 2370646 








































mercoledì 29 ottobre 2014

“Uomo del mio tempo” omaggio a Salvatore Quasimodo di Luigi De Giovanni Presentazione di Antonio Penna MOSTRA DI PITTURA DI LUIGI DE GIOVANNI

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce




 “Uomo del mio tempo” omaggio a Salvatore Quasimodo
di Luigi De Giovanni 
Presentazione di Antonio Penna
 MOSTRA DI PITTURA DI LUIGI DE GIOVANNI              (11 ott. 2014)

          Scartabellando tra le mie carte ho trovato qualcosa che alcuni anni addietro scrivevo per una mostra, forse la prima, di Luigi De Giovanni. L'ho letto per capire se qualcosa, poco o molto, è cambiato nella  sua arte e nella sua proiezione verso il presente ed il futuro. Leggiamone alcuni brani: "Una  cascata  di colori adagiati sulla  tela,  ora  trasparenti  e  sfumati, ora cupi e densi: i  quadri  di  Luigi De Giovanni, un pittore che conosco da sempre, uno stato  d'animo  in bilico tra l'incanto  di  una  natura  suggestiva  e  trasognata  ed il  peso  di  un  presente tormentato ed angoscioso.
          Conosco da sempre le sue esperienze di artista, la sua perizia tecnica affinata nel tempo, le sue tensioni  giovanili, la sua vocazione totale ed incondizionata per l'arte,  il  suo  contatto  diretto  ed  immediato con  l'oggetto,  anzi il soggetto del suo quadro. Sarà  una  natura morta o un ritratto o una composizione floreale: sempre la stessa partecipazione affettiva per un  sogno  che  si condensa in colori e figure, in  una  dimensione  suggestiva e cordiale.
Il  tutto è inquadrato  in  un   contesto     luministico avviato verso il tramonto: una luce ovattata si diffonde uniforme sulla tela e chiude in un velo di  malinconia  quelle composizioni addensate, che  lasciano senza   respiro,  come  se   l'artista   avesse   paura dell'ignoto  e  del vuoto, come se  cercasse  di  fugare presenze misteriose ed inquietanti.
          Il  Salento, la campagna romana, la Sardegna:  tre esperienze di vita, tre tappe di un itinerario umano ed  artistico   che  certamente  hanno  lasciato  un   segno  profondo   nella  sua  produzione,  anche se  non  si   intravedono i contrasti luministici e la solarità  calda  e pregnante della sua terra d'origine o della sua patria d'adozione. Senza fare riferimento agli  impressionisti   francesi ed  italiani di  fine Ottocento,  possiamo riconoscere  nei suoi quadri il paesaggio laziale con i suoi colori morbidi e sfumati, come addolciti e  sfumati  dal  tempo sono i ricordi della fanciullezza passata  in  quei luoghi.
          Ma  forse  nei suoi quadri cercheremo  invano  una   natura  concreta e ben definita, perché egli ritrae  uno stato d'animo, il sogno sfuggente  di   una   terra  accarezzata e lontana, sentimenti semplici e veri in  un   mondo  che egli vorrebbe migliore, ma che  vede  immerso  nel caos.
          Anche questo groviglio di male raffigura Luigi  De Giovanni:  toni  cupi di colori  lasciati  cadere  sulla  tela,  simboli stilizzati di una prigione  difficile  da scalare,  incubi ricorrenti nella notte  dell'inconscio, richiesta  angosciosa d'aiuto, frecce che guidano  verso il nulla, scale aggrappate alla speranza che un  giorno,  forse,  potrà  guardare  al di là del  muro  e  cogliere  finalmente  quei  fiori così amorevolmente  ed  a  lungo  accarezzati".

        Oggi una nuova mostra si presenta a noi con un titolo particolare, un titolo che ci rende curiosi: "Uomo del mio tempo", una poesia che ci richiama la figura di Salvatore Quasimodo, uno dei più grandi scrittori del Novecento, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1959. Nato a Modica (Ragusa) nel 1901, si trasferì a Messina nel 1908 dove frequentò un Istituto Tecnico, subì l'esperienza del terremoto e conobbe Elio Vittorini. Successivamente si trasferì a Roma, si avviò verso gli studi di latino e greco ed  iniziò a comporre dei versi. Nel 1929 si trasferì a Firenze e poi a Milano, dove pubblicò La raccolta "Acque e terre" accostandosi al decadentismo con influssi letterari di Pascoli, D'Annunzio, Mallarmè, Rimbaud, Baudelaire, Valery. Nel 1947 pubblica la raccolta "Giorno dopo Giorno" da cui è ricavata la lirica:" Uomo del mio tempo" che stiamo per leggere. Muore ad Amalfi nel 1968.

         Anche la vita di Luigi De Giovanni è stata un passaggio tra Specchia, Roma e la Sardegna, ma negli studi ha seguito sempre quelli dell'arte fino all'Accademia dell'Arte di Roma.

        Leggiamo la poesia che dà il titolo alla mostra.  (Riflessioni)

       La guerra, il sangue, la distruzione, la morte: la storia si ripete da Caino fino ai nostri giorni e continuerà nel tempo senza speranza di riscatto. E' ciò che si vede in queste tele di Luigi De Giovanni pervase da un profondo pessimismo per l'oggi ed anche per il domani. Il colore rosso domina incontrastato in tutti i suoi quadri, alcuni dei quali si lasciano squarciare da colori diversi, come se tra tanto dolore l'artista volesse aprire un varco alla speranza, malgrado i segni di morte affliggano i nostri giorni. Basta guardarci intorno,  aprire un giornale, ascoltare la televisione, per capire che il mondo si proietta verso un futuro sempre più cupo: mistero e minaccia sono i nostri fratelli di oggi. Caino ritorna in tante persone che, anche in nome di una religione, stuprano, uccidono, decapitano in segno di sfida. Messico, Guatemala, Colombia, Palestina,  Siria,  Iran, Iraq, Libia, Somalia, Centro Africa sono alcuni teatri di guerra. Papa Francesco nell'anniversario dell'inizio della Grande Guerra sul sagrato di Re di Puglia il 13 settembre di quest'anno ha parlato di:" Guerra mondiale a pezzi ". Il mare Mediterraneo quasi ogni giorno inghiotte migliaia di persone costrette a fuggire dai loro paesi per la fame o le guerre intestine. 
Nei quadri di Luigi De Giovanni vediamo stesi panni di rosso-sangue che coprono le tombe di tante donne e bambini colpevoli solo di essere nati in quei luoghi. Fame, malattie ed abbandono sono i loro compagni di una breve non-vita. E questo noi vediamo nei quadri di questa mostra dove, malgrado tutto, ci sembra di scorgere dei segni di  speranza nei pochi passaggi di azzurro dove il cielo cerca di aprirsi un varco  e dove lo stesso rosso-sangue si ravviva in una dimensione di amore e di vita perché, ricordiamolo, il sangue è anche e soprattutto la linfa che fa battere il cuore di ogni creatura dall'inizio del suo concepimento.
         Concludiamo augurandoci che questa mostra, trascorsa la notte del dolore, si apra alla speranza ed alla gioia di un mondo migliore.










sabato 9 agosto 2014

La Natura e il Paesaggio di luigi de giovanni

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce


La Natura e il Paesaggio

Con il Patrocinio del comune di Specchia, nell’ambito dell’Estate Specchiese, l’associazione culturale e20cult presenta: “La natura e il paesaggio” personale di Luigi De Giovanni.
Inaugurazione: 10 agosto ore 21,00
Sutta Le Capanne du Ripa
Piazza del Popolo, 21A Specchia (LE)
Dal 10 agosto al 15 settembre   
Allestimento a cura dell’Arch. Stefania Branca
         
L’associazione culturale e20cult, con il Patrocinio del comune di Specchia, nell’ambito dell’Estate Specchiese, presenta “La natura e il paesaggio” personale di Luigi De Giovanni. Durante la mostra verranno presentati degli eventi culturali e delle performance, con letture programmate di volta in volta, che vedranno coinvolti l’artista, amanti dell’arte e genitori e figli.

La natura e il paesaggio
Davanti alle tele Luigi De Giovanni avverte la forte urgenza d’appagare il naturale impulso che lo porta a fissare nell’istante le sue percezioni pittoriche. Infatti, l’artista, non ha bisogno di soffermarsi a lungo per meditare le pennellate di cui conosce i percorsi e gli andamenti, perché è l’istinto che lo guida a cogliere, con sensibilità, quelli delle vibrazioni luministiche della natura. Egli, nella sua tendenza alla solitudine, vive un intimo dialogo con il paesaggio cui si abbandona nell’ascolto dei sussurri silenziosi del Genius Loci che conosce da sempre. Nella sua terra, si estrania dalle angosce che tormentano la società, e si lascia guidare dalle sensazioni coloristiche interpretando i luoghi del suo Io e dell’infanzia con ancestralità. Tracce di colore, che rincorrono la durata dell’attimo, raccontano il tempo e i paesaggi dell’uomo in contorte pennellate che inseguono gli aggrovigliamenti della natura del Salento. Gli ulivi si vestono della luce del giorno in verdi che, dai toni del sole, si tingono in colori di luna. Il nascente mattino stempera le ombre dell’alba in luminescenze abbaglianti che dissolvono le forme. Nel racconto pittorico di Luigi De Giovanni gli orizzonti si allontanano in un’apertura alla vita che non vuole confini, facendo si che i profili dei luoghi diventino profili dell’animo. Descrizioni che non si soffermano all’esteriorità del momento ma vanno alla ricerca dell’humus e del Genius che sono anima dei luoghi. Anima che differenzia, rendendo Specchia, paese dei suoi primordi e dei ricordi dei vagiti, vestita di armonie quasi magiche.            Federica Murgia
Specchia 1 agosto 2014

Sutta Le Capanne Du Ripa
Piazza del Popolo, 21A Specchia (LE)

Contatti: Cell. 329 2370646













domenica 15 giugno 2014

Contempor-Art 2014 Rassegna d'arti visive

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce


Galleria d’Arte Mentana Firenze
P.zza Mentana 2/3 r- 50122 (FIRENZE)            
Telef. 055.211985 - Fax. 055.2697769

Contempor-Art  2014
Rassegna d'arti visive

Spazio Galleria

OPENING Sabato 21 Giugno Ore 18.00
21 GIUGNO-20 LUGLIO

ARTISTI:
Mary Wells   (USA)
Patricia Serrano   (Spagna)
Aleiandro Fernandez  (Perù)
Francesco  Cesari   (Italia)
Julieta Bravo Cid   (Cile)
Cinzia Cucini  (Italia)


La Galleria d’Arte Mentana continua il suo impegno nella valorizzazione dei linguaggi dell’arte, attraverso la rassegna Contempor-Art: un appuntamento mirato alla promozione di artisti  che rappresentano l’eccellenza nelle molteplici discipline artistiche.
Sarà un piacere incontrarla tra i nostri amici, clienti, critici e collezionisti.
Cordialmente
Art Director, Giovanna Laura Adreani


WWW.GALLERIAMENTANA.IT
galleriamentana@galleriamentana.it

I nostri orari:
11.00/13.00     16.30/19.30
domenica e lunedì mattina chiuso 

lunedì 12 maggio 2014

“Internato 159534”

“Internato 159534”

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce





“SPECCHIAmoci... nei libri 2014”
17 maggio alle 10.30

Gli alunni delle III classi della 
Scuola Secondaria di Primo Grado di Specchia
incontrano
Nicola Santoro autore di  “Internato 159534” 
testimonianze di Nicola Santoro e Fernando Simeoni
militari internati italiani nei campi nazisti, Il Raggio Verde edizioni


L'Associazione Culturale “E20cult” - sez. di Specchia, con il patrocinio del Comune di Specchia, dà avvio al suo complesso e articolato progetto “SPECCHIAmoci... nelle pagine”, ideato al fine di favorire e stimolare l'abitudine alla lettura , considerata elemento chiave della crescita personale, sociale e culturale. 
Il primo, di numerosi e diversificati appuntamenti vedrà  protagonisti i ragazzi della classe terza della Scuola Superiore di Primo Grado “Don Luigi Sturzo” di Specchia, in un vero viaggio nella memoria, nel quale saranno accompagnati da una guida davvero unica, Nicola Santoro, che porterà la sua testimonianza diretta.
Nicola Santoro e Fernando Simeoni sono stati due militari italiani durante la seconda guerra mondiale. Dopo l'armistizio, firmato dall'Italia l'8 settembre del 1943, alcuni soldati italiani  furono catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich. A quel tempo Nicola Santoro aveva solo 19 anni e oggi, a novant'anni, dedica il suo tempo al recupero della memoria per testimoniare ai giovani le atrocità della guerra e dell'esperienza della prigionia che lui ha condiviso con Simeoni, scomparso nel 2010.
E sabato 17 maggio alle 10.30 porterà il suo racconto ai giovanissimi studenti di Specchia, dove presenterà il suo libro “Internato 159534”, edito da Il Raggio verde edizioni.
É un libro che vuole rompere il silenzio e far conoscere le vicende che Nicola e Fernando e molti altri hanno vissuto sulla propria pelle. “Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI (nome dato dai nazisti ai soldati catturati e deportati), che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti.- si legge nell’introduzione del presidente del consiglio regionale di Puglia Onofrio Introna. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano. Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.”

Un volume che Nicola Santoro dedica a tutti coloro che hanno un ruolo nella società e nelle istituzioni, affinché ogni loro decisione sia assunta sempre nel rispetto della vita e della dignità altrui. Nato a Cursi il 22 febbraio 1924, secondo di sette figli, fu arruolato nel 1943 con l’incarico di marconista del Genio Militare presso la caserma di Udine. Fatto prigioniero trascorse due anni circa nel campo di lavoro di Treuenbrietzen. Dopo la sua liberazione, dal 1948 al 1979, lavora presso le Poste Italiane prima come impiegato poi come direttore. Da sempre antifascista ha militato nel partito della Democrazia Cristiana e si è impegnato nel suo paese come amministratore comunale dal 1955 al 1975.
Fernando Simeoni nasce il 12 dicembre 1923 a Civitavecchia dove muore nel 2010. Segnalatore della Marina Militare venne fatto prigioniero nel 1943. Dopo circa due anni di prigionia, al suo rientro in Italia non trovò più i suoi genitori morti durante un bombardamento anglo-americano. Venne assunto in servizio al Comando Generale della Scuola di Guerra di Civitavecchia come coadiuvatore superiore fino al momento del pensionamento.

Gli alunni delle III Classi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Specchia incontreranno Nicola Santoro, che ha vissuto la terribile esperienza della prigionia nei campi di  lavoro nazisti, autore del libro “Internato 159534” “testimonianze di Nicola Santoro e Fernando Simeoni,  militari internati italiani nei campi nazisti, Il Raggio Verde edizioni. 
Con la sua testimonianza, oggi confluita nelle pagine di “Internato 159534”, Nicola Santoro fa chiarezza su quello che fu la vicenda  degli IMI. 
I.M.I. fu il nome dato dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’Armistizio di Cassibile (8 settembre 1943). Nicola Santoro nel 1943 aveva appena 19 anni e si ritrovò a condividere l’atroce esperienza della prigionia insieme a Fernando Simeoni che tenne un diario che integra il volume “Internato 159534” .
Simeoni è scomparso nel 2010 e se fosse ancora vivo condividerebbe la missione che Nicola oggi novantenne dedica al recupero della memoria per testimoniare ai giovani tutta l’atrocità della guerra.  “Questo libro che raccoglie le memorie di Nicola Santoro, internato 159534, fornisce un contributo di grande rilievo per la conservazione della memoria delle vicende per troppo tempo dimenticate di questi soldati che lasciati a se stessi dopo l’8 settembre si trovarono ad affrontare da soli la marea montante di una storia che la società avrebbe cercato, subito dopo, di rimuovere. Spiega nella prefazione Loredana Di Cuonzo dirigente scolastica del Liceo Classico “Giuseppe Palmieri” di Lecce, tra gli istituti scolastici che nel corso degli anni Nicola ha voluto visitare, accompagnato dal figlio Edoardo, portando agli studenti del Salento la sua testimonianza di prigioniero nei campi di concentramento tedeschi. 
Pagine dolorose della nostra Storia sulle quali è caduto un pesante silenzio. “Delle vicende degli internati militari italiani, infatti, si è tornati a parlare solo poco più di due decenni fa, alla metà degli anni Ottanta. – spiega la stessa Di Cuonzo. Questo silenzio è dovuto anche al fatto che i prigionieri italiani erano stati internati anche dagli alleati in campi di concentramento in molte zone del mondo, questo rallentò molto il loro rimpatrio, ma la motivazione importante di questo silenzio si può ritrovare nelle responsabilità che l’esercito italiano ha avuto riguardo alla tragedia degli I.M.I.: era stato proprio l’esercito ad abbandonarli e per questo si è preferito non pubblicizzarne troppo le vicende dei prigionieri italiani, esaltando invece molto di più l’opera della resistenza armata.”  
Un libro che vuole rompere il silenzio. Far conoscere le vicende che Nicola, Fernando e tantissimi altri hanno vissuto sulla propria pelle. “Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI, che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti.  – si legge nell’introduzione del presidente del consiglio regionale di Puglia Onofrio Introna. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano. Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.”

Un volume che Nicola Santoro dedica a tutti coloro che hanno un ruolo nella società e nelle istituzioni, affinché ogni loro decisione sia assunta sempre nel rispetto della vita e della dignità altrui. Nato a Cursi il 22 febbraio 1924, secondo di sette figli, fu arruolato nel 1943 con l’incarico di marconista del Genio Militare presso la caserma di Udine. Fatto prigioniero trascorse due anni circa nel campo di lavoro di Treuenbrietzen. Dopo la sua liberazione, dal 1948 al 1979, lavora presso le Poste Italiane prima come impiegato poi come direttore. Da sempre antifascista ha militato nel partito della Democrazia Cristiana e si è impegnato nel suo paese come amministratore comunale dal 1955 al 1975. 

Fernando Simeoni nasce il 12 dicembre 1923 a Civitavecchia dove muore nel 2010. Segnalatore della Marina Militare venne fatto prigioniero nel 1943. Dopo circa due anni di prigionia, al suo rientro in Italia non trovò più i suoi genitori morti durante un bombardamento anglo-americano. Venne assunto in servizio al Comando Generale della Scuola di Guerra di Civitavecchia come coadiuvatore superiore fino al momento del pensionamento.




Introduzione di Onofrio Introna presidente del Consiglio regionale di Puglia
Giovani, anche giovanissimi, mai vinti, mai piegati. La dignità del nostro Paese l’hanno riscattata per primi, con il “NO!”, dietro il filo spinato, nonostante i momenti di sconforto, sfidando la fame, affrontando le malattie, superando il dolore, le privazioni di una condizione subumana. Erano gli IMI, gli internati militari
italiani nei lager tedeschi. Non prigionieri di guerra, perché catturati quando il Paese non aveva ancora dichiarato guerra alla Germania. Non tutelati dalle convenzioni internazionali. Abbandonati dal proprio governo l’8 settembre. Se non erano stücke (pezzi) come gli ebrei nei campi di sterminio, restavano soltanto dei
numeri. Lavoratori forzati, manodopera non volontaria per l’industria bellica germanica. Nicola Santoro era il 159534 e ha dovuto imparare a declinarlo in tedesco.
Una sequenza impossibile di suoni gutturali. E se non ce la facevi, erano bastonate.
Nel settembre 1943, quando è stato deportato nel territorio del Reich (Né un preavviso né un preallarme – ricorda – all’improvviso non sapevamo da chi doverci difendere, se dagli inglesi o dai tedeschi), “Nicolino” aveva solo 19 anni, ma teneva gli occhi bene aperti sul mondo. E che mondo, devastato dalla violenza.
Ora, a 90, dedica tutte le sue energie alla memoria, alla missione di testimoniare ai giovani che quanto ha vissuto in quegli anni non si deve ripetere.
“Mai più” guerre, odio, distruzioni, ma anche “mai più” un chilo di pane ogni quindici persone o dormire sui trucioli di legno o beccarsi uno schiaffo per aver provato a coprirsi con un pastrano dismesso. Sono solo alcuni episodi dell’esperienza di Nicola Santoro, condivisa col compagno di prigionia Fernando Simeoni. L’amico, scomparso purtroppo nel 2010, tenne un diario di quei giorni, che integra il volume.
Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI, che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano.
Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.
Finita la guerra, sulla tragedia calò un silenzio complice, per tante ragioni, per tante convenienze.
Testimoni come Nicola Santoro e con lui Fernando Simeoni hanno il merito di aver rimosso quel silenzio e continuano a farlo. La loro voce è quella di un’Italia coraggiosa, civile, responsabile, che ci auguriamo possa
ispirare le nuove generazioni.




mercoledì 7 maggio 2014

ARTISTI IN PERMANENZA: SALETTA MENTANA anche Luigi De Giovanni





studio sutta le capanne du ripa specchia lecce
Galleria d’arte Mentana Firenze
WWW.GALLERIAMENTANA.IT
galleriamentana@galleriamentana.it
P.zza Mentana 2/3 r- 50122 (FIRENZE)
Tel.  055.211985 - Fax. 055.2697769

Proposte Contemporanee

OPENING: Sabato 10 Maggio ore 18.00
10 MAGGIO- 4 GIUGNO2014
 
Artisti in permanenza: Saletta Mentana

Clara Polvani
Bianca Vivarelli
Annie Gheri
Francesca Coli
Rosario Bellante
Monica Pignat
Franco Lastraioli
Emilio Facchini
Luigi De Giovanni
Ugo Di Pasquantonio

"Partenze rosse" olio  cm 50x40 - Giampaolo Talani
"Vento d'autunno" tecnica mista cm 50x70 - Emilio Marino
"Ballerina"scultura in bronzo - Vittorio Tessaro
"Paesaggio" tecnica mista cm 35x50 - Salvatore Magazzini
"Una manana diferente " digitale cm 90x60 - Laura len
“ Paesaggio amico" olio cm 40x50 - Franco Lastraioli

I nostri orari:
11.00/13.00   -   16.30/19.30
domenica e lunedì mattina chiuso



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